In copertina, foto CC by 4.0 di Katja143 da Wikimedia Commons.
La centrale nucleare di Krško è da tempo contestata qui in Italia. Unica della Slovenia, che ne è co-proprietaria assieme alla Croazia, si trova a circa 130 km da Trieste. E’ la sola, in Europa, ad essere costruita in una zona a rischio sismico medio-alto; si trova, infatti, laddove si intrecciano tre diverse faglie attive. E’ dotata di 1 reattore nucleare ad acqua pressurizzata (PWR) di seconda generazione di tipo Westinghouse (tecnologia americana e non russa) ed è attiva a partire dal 1983 (sta quindi per terminare il suo ciclo di vita 40ennale).
Secondo i dati ufficiali, la centrale di Krško provvede a soddisfare il fabbisogno energetico di più di un quarto della popolazione slovena (2 milioni di abitanti) e di circa un quinto di quella croata (4 milioni di abitanti) per un totale di 1.5 milioni di abitanti. Il tutto a fronte di una potenza erogata di 696 MWe (megawatt elettrici) e di 1994 MWt (megawatt termici).
Le centrali nucleari più moderne attualmente funzionanti però (cioè quelle di terza generazione) sono molto più potenti, in grado di fornire dai 1000 ai 1600 MWe, a fronte di una produzione di circa 3000 MWt. Centrali simili sono in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di circa 2 milioni di abitanti: sicuramente Milano che ne ha 1.5 milioni ma non Roma che ne ha 2.8 milioni.
Annualmente la centrale di Krško stiva circa 30 metri cubi di materiale radioattivo. Se facciamo una proporzione questi sono 5 grammi di scorie a persona all’anno: quanto un foglio di carta. Di confronto, una persona genera in media 327 kg di rifiuti in un anno, tanto quanto il peso di un orso.